
Alligator Alcatraz, il centro migranti nelle paludi della Florida fra caimani e pitoni, deve essere smantellato. A ordinarlo è la giudice Kathleen Williams che, nelle 82 pagine di sentenza, bolla la struttura, che si trova all’interno di una riserva naturale, come un pericolo per l’ecosistema.
La decisione è uno schiaffo al pugno duro di Donald Trump contro i migranti illegali, che ha visto nel centro delle Everglades della Florida un modello dar replicare anche in altri Stati. Williams, nominata da Barack Obama, ha dato all’amministrazione 60 giorni per chiudere tutte le operazioni ad Alligator Alcatraz: nel frattempo nessun nuovo migrante può essere trasportato nel centro.
Nello spiegare la sua decisione, la giudice ha criticato le autorità per aver violato la legge che richiede una revisione ambientale prima di qualsiasi progetto di costruzione federale. E ha portato come esempio il piano bocciato negli anni ’60 per la costruzione di un aeroporto turistico nelle Everglades, sito Unesco, a causa dei danni ambientali che avrebbe potuto causare. Da allora – ha messo in evidenza Williams – “tutti i governatori della Florida, tutti i senatori dello Stato e tutte le figure politiche a livello nazionale, inclusi i presidenti, hanno promesso il loro inequivocabile sostegno alla protezione delle Everglades”. Mentre gli ambientalisti e i nativi esultano, la Casa Bianca è già corsa ai ripari presentando appello contro la sentenza. Definendo la giudice come “un’attivista”, il governatore della Florida Ron DeSantis ha assicurato che non si fermerà su Alligator Alcatraz.
Il centro è in grado di ospitare 3.000 detenuti ed è stato criticato per il trattamento riservato ai detenuti, fra i quali alcuni italiani, definito dagli attivisti “crudele e disumano”. La sconfitta in tribunale, comunque, non rallenta la stretta della Casa Bianca sui migranti. Dopo l’affondo sui visti rilasciati agli studenti, il Dipartimento di stato ha annunciato che gli Stati Uniti non rilasceranno più visti per gli autotrasportatori stranieri. E, soprattutto, che saranno avviati controlli su tutti i 55 milioni di visti degli stranieri che vivono negli Stati Uniti: saranno passati al setaccio gli account social, i registri delle forze dell’ordine dei Paesi d’origine oltre a qualsiasi violazione delle legge americana commessa da quando si sono trasferiti. Secondo i critici, quella lanciata dal ministero di Marco Rubio è una vera caccia all’uomo che rischia di avere forti conseguenze anche per il tessuto sociale americano.
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