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Wednesday, November 26, 2025
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Rivoluzione nella Chiesa anglicana, eletta una donna alla guida – Notizie


Svolta rivoluzionaria nella Chiesa d’Inghilterra dopo 500 anni di storia. La comunità anglicana, confessione nazionale di riferimento dell’isola, si affida per la prima volta alla guida di una donna, Sarah Mullally, eletta alla carica di arcivescovo di Canterbury in risposta agli scandali sessuali, di pedofilia e di accuse d’insabbiamenti che hanno investito anche oltre Manica non pochi presuli uomini.

La sua designazione è stata formalizzata dall’assemblea sinodale di un’istituzione il cui capo nominale resta il sovrano britannico regnante. E sotto la supervisione di una sorta di comitato reale di garanti, la Crown Nominations Commission for Canterbury, presieduta niente meno che da un ex capo dell’MI5, i servizi segreti interni di Sua Maestà, lord Jonathan Evans. Ma al di là di questi aspetti, che sottolineano ancora il legame con il potere monarchico di una Chiesa nata dallo scisma di re Enrico VIII collocatasi poi col tempo a metà strada fra la tradizione cattolica e la riforma protestante, rappresenta il suggello a un cambiamento d’immagine radicale consumatosi in un decennio. Simboleggiato dai toni garbati quanto fermi di una donna che ha diviso la sua vita fra l’impegno di lavoro nella sanità pubblica e quello ecclesiastico. E che oggi parla di sé come di “una pastora” – richiamo già caro a papa Francesco – incaricata di provare a restituire fede a un gregge disperso: decimato dal secolarismo, in imbarazzo di fronte al fango riversatosi sulla gerarchia.

Video Inghilterra, Sarah Mullally prima donna a capo della Chiesa anglicana

 

Decorata a suo tempo dalla corona con il titolo di Dame, equivalente femminile di quello di Sir, Mullally ha 63 anni e un cursus honorem a tutta prova. Ordinata sacerdote nel 2002, è diventata la prima donna a salire al vertice di una diocesi anglicana, quella di Londra, nel 2018, dopo il contrastato sdoganamento datato 2014. Carica che ha ricoperto per sette anni prima di accedere adesso al seggio di Canterbury, in veste di primate, sullo sfondo di uno scenario che vede ormai 40 donne vescovo su 108. Il segno di “un riequilibrio di genere”, ma pure della necessità di dare un’impronta di pulizia, rigore e trasparenza rispetto agli scandali del passato: come quello che nel 2024 ha costretto a dimettersi il precedente arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, per le coperture date a un avvocato legato alla Chiesa, John Smyth, promotore per anni di campi giovanili in Africa, svelato infine nei panni di predatore sessuale di almeno 130 ragazzi.

Alla neo-eletta non manca il sostegno del premier laburista Keir Starmer, che si è felicitato per la scelta di una donna, sottolineando “la profonda importanza per il Paese della Chiesa d’Inghilterra”, anche sociale. Mentre non sono mancati gli auguri ecumenici del Vaticano, dove papa Leone XIV si appresta a ricevere re Carlo III a breve in visita di Stato. Da parte sua, Dame Sarah ha ringraziato il sinodo e i fedeli per “l’onore” ricevuto, assicurando di volersi mettere “al servizio di Dio” e del prossimo per dare “speranza e conforto” in tempi difficili, non senza ricordare la sua conversione da adolescente e auspicare di poter rianimare “la fiducia nella Chiesa”. Parole misurate, che non cancellano tuttavia quanto lei stessa ebbe a dire nel 2018, nel primo sermone da capo della diocesi londinese, quando rievocò come la cattedra sulla quale era stata chiamata a sedere fosse stata oggetto di un attentato dinamitardo, un secolo prima, da parte di suffragette radicali che invocavano il voto e pari diritti per le donne. “Lasciatemi rassicurarvi – ironizzò allora- che io non ho bombe con me, perlomeno non nel senso letterale; ma sono consapevole che, come prima donna vescovo, sarò necessariamente una sovversiva”. 

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