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Wednesday, November 26, 2025
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Muhammad Ali contro Joe Frazier, 50 anni fa ‘Thrilla in Manila’ – Sport


Il 1º ottobre 1975, nella calda e umida capitale delle Filippine, si consumò uno degli eventi sportivi entrati nella storia: il “Thrilla in Manila”.

Il terzo e ultimo scontro tra Muhammad Ali e Joe Frazier non fu soltanto un match di boxe, ma una vera e propria guerra sportiva che lo trasformò nell’epos della tenacia, della resistenza e della brutalità fisica sul ring. Per molti rimane il match dei pesi massimi piu’ bello nella storia del pugilato. Ali, che vinse quella sfida da thrilling per ko tecnico, era l’idolo dei neri, il ‘ribelle’ che si era rifiutato di andare in Vietnam, sul ring danzava e davanti alle telecamere non stava mai zitto. Era ”il piu’ grande”. L’altro ‘Smokin’ Joe’, di umilissime origini, oro olimpico a Tokyo come l’ex Cassius Clay a Roma quattro anni prima, era tranquillo fuori dal ring quanto cattivo dentro, potente e autore di ko spettacolari. Un vero ‘carro armato’, una furia che avanzava sempre, come Marciano o Tyson. Prima dell’incontro il campione in carica, ‘The Greatest’, lo accuso’ di ”essersi messo al soldo dei bianchi”. Un anno dopo Kinshasa e il ‘Rimble in the jungle’, dunque, venne Manila, e la storia del pugilato aggiunse un match in più nella sua bacheca degli indimenticabili. Un match che fu violentissimo, primitivo.

A spiegarlo, alla fine, fu Ali, che pure aveva vinto: ”E’ stato quanto di piu’ vicino alla morte”. Frazier venne fatto rimanere all’angolo dai suoi all’inizio della 15/a ed ultima ripresa: era stremato, una maschera di sangue, distrutto dai jab dell’avversario che gli avevano ‘chiuso’ gli occhi. Ma al limite e oltre era arrivato anche l’uomo che prima della conversione all’Islam si chiamava Cassius Clay, non proprio il prototipo del campione umile, che pero’ quella volta ammise: ”Se Joe non si fosse ritirato, non so se avrei potuto continuare”.

L’incontro si svolse sotto una pressione estenuante. Manila, già arroventata dal clima tropicale, diventò una fornace infuocata quando Ali e Frazier salirono sul ring. I due si fronteggiarono per 14 round in un crescendo di violenza e determinazione, in una battaglia in cui la tecnica pugilistica si mescolava alla pura resistenza fisica. Quel combattimento fu così brutale che Ferdie Pacheco, il medico di Muhammad Ali, si convinse che alla base del morbo di Parkinson che ha tormentò la vita del Campione dei campioni ci furono i danni cerebrali riportati sul ring di Manila, per i colpi, in particolare quei ganci di sinistro, che Frazier scaglio’ sul rivale. Ma per Joe quella sera segnò anche la sua fine agonistica.

Nel 1976 provo’ a prendere la rivincita su Foreman, ma subi’ un ko alla quinta ripresa. Si ritiro’ temporaneamente per rientrare il 3 dicembre 1981 a Chicago contro Floyd Cummings. Il match termino’ con un pareggio e dopo l’incontro Frazier decise di appendere definitivamente i guanti al chiodo. Di Manila ha scritto sul Guardian Thomas Hauser, l’autore statunitense del libro da cui è stato tratto Missing di Costa-Gavras e poi biografo di Muhammad Ali. Racconta di quando a distanza di tempo rivide il match insieme con Muhammad Ali: mentre lo guardavno, il ‘più grande’ ancora sussultava ai colpi di Frazier, come se li avvertisse sempre sul suo corpo.

“Per mesi – racconta Hauser – Ali e io avevamo rivisto i suoi incontri per un libro che stavo scrivendo come suo biografo autorizzato. Avevamo visto Henry Cooper mandare Cassius Clay sull’orlo dell’oblio con un gancio sinistro perfetto. Avevamo visto Joe Frazier mandare Ali al tappeto nel 15° round del loro primo incontro al Madison Square Garden, e Ken Norton fratturare la mascella di Muhammad. Quei pugni erano iscritti nei registri della storia, come i colpi assestati da George Foreman nel Congo. Ma guardare Ali-Frazier III fu un’esperienza diversa. Nonostante fosse una delle più grandi vittorie sul ring di Muhammad, non c’era gioia nel suo volto mentre Thrilla in Manila si svolgeva. Seduto accanto a me, sussultava quando alcuni dei colpi di Frazier andavano a segno. Pareva rivivere il dolore. Quando il nastro finì, si voltò verso di me e disse: “Frazier si è arreso poco prima di me. Non pensavo di poter più combattere”. Jerry Izenberg, uno dei principali giornalisti sportivi dell’epoca, scrisse che non si trattava solo in un match di boxe: “Ali e Frazier stavano combattendo per qualcosa di più importante. Stavano combattendo per il dominio dell’uno sull’altro. Non ho mai visto nulla di simile. Quella notte entrambi vinsero, quella notte entrambi persero”.



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