
Israele ha messo in chiaro per l’ennesima volta le sue condizioni per porre fine alla guerra: “Il rilascio di tutti gli ostaggi e il disarmo di Hamas”, altrimenti per il movimento palestinese “si apriranno le porte dell’inferno” e Gaza city verrà distrutta. Parola del ministro della difesa Israel Katz, in una giornata ancora caratterizzata dai bombardamenti che, secondo fonti mediche della Striscia, hanno provocato decine di vittime, e con nuovi appelli dell’esercito ai residenti alle evacuazioni verso sud. Mentre l’Onu ha denunciato per la prima volta l’emergenza carestia, tra le proteste di Benyamin Netanyahu.
L’operazione di terra a Gaza City, approvata dal gabinetto di sicurezza, sta proseguendo come da programma ed è in “espansione”, ha fatto sapere il capo di stato maggiore Eyal Zamir. L’Idf è nella periferia ma l’ingresso vero e proprio nel cuore della città, secondo la tv israeliana Channel 12, dovrebbe iniziare a metà settembre, circa due settimane dopo che i riservisti appena richiamati si presenteranno in servizio. Nel frattempo i residenti, circa un milione, saranno chiamati ad andarsene già domenica. L’obiettivo del governo Netanyahu è mettere Hamas con le spalle al muro cacciandola dal suo principale centro di potere. In questo quadro, l’offerta della fazione palestinese di procedere al rilascio degli ostaggi in due tempi, come proposto dai mediatori arabi con l’ok di Hamas, sembra essere stata bocciata senza appello dal premier, che al contrario ha disposto l’avvio immediato di negoziati che conducano alla liberazione di tutti i rapiti, i circa 20 ancora vivi e i 30 corpi di quelli deceduti, subito. Più che un negoziato, quello di Israele appare invece un aut aut. “Finché non accetteranno le condizioni poste da Israele, Gaza, la capitale di Hamas, diventerà Rafah o Beit Hanoun”, è stato l’avvertimento diffuso via social dal ministro Katz. Che ha citato in modo inequivocabile due città della Striscia in gran parte rase al suolo in questi quasi due anni di conflitto.
Video Onu: ‘La carestia a Gaza alimentata dal sistematico ostacolo da parte di Israele’
Sul terreno, il principale centro urbano di Gaza ha continuato ad essere bersagliato dall’aviazione e nel sobborgo di Sheikh Radwan è stata colpita una scuola che ospitava gli sfollati, provocando almeno 12 i morti secondo le fonti mediche intercettate dall’emittente qatariota al Jazeera. In tutto nell’ultima giornata di guerra si contano almeno 52 morti, inclusi 4 bambini e una donna, che sarebbero stati centrati da un drone in una tenda di fortuna a Khan Younis. L’Idf invece ha riferito di aver preso di mira una postazione di lancio di mortai utilizzata da Hamas per attaccare un accampamento militare. Nel nord della Striscia, l’esercito ha lanciato volantini sul campo profughi di Jabalia, nei quali si chiede ai residenti non ancora evacuati di spostarsi a sud. Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari, il piano di Israele avrà conseguenze disastrose per i 2,4 milioni di residenti già provati dalle bombe e dalla carenza di cibo, alloggi e assistenza sanitaria.
La rinnovata offensiva a Gaza sta alimentando anche la protesta dei familiari degli ostaggi. Dopo lo sciopero generale di domenica scorsa contro il governo, che secondo gli organizzatori ha richiamato per le strade del Paese due milioni e mezzo di persone, nelle ultime ore i manifestanti hanno bloccato un’autostrada vicino a Tel Aviv, mentre le famiglie dei prigionieri si sono radunate fuori dalla residenza del primo ministro a Gerusalemme piazzando un “tavolo dello Shabbat”. Ed è stata annunciata una nuova giornata di proteste a livello nazionale per martedì prossimo. L’appello a Netanyahu è a “non silurare in modo premeditato” l’offerta di tregua recapitata da Egitto e Qatar. In caso contrario, si tratterebbe di “una condanna a morte per gli ostaggi vivi e una condanna alla scomparsa per quelli deceduti”.
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